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mercoledì 19 giugno 2013

Attualità del Duca

Il Duca di Sabbioneta si ispirò all'antica Roma. Ma la sua biografia ci racconta, attraverso la storia, i grandi temi del presente: dall'immigrazione araba in Europa ai fermenti autonomisti, al ricatto del debito statale. Continua l'intervista del prof.  Canova all'autore.





L'antica Roma, con le sue colonie, come modello di "patria"
L'archeologia come fonte di ispirazione

 

Dunque la lettura del libro per comprendere, attraverso la narrazione storica, la vita di un principe ossessionato dal mito della città ideale, e al tempo stesso fenomeni odierni?

Molti fenomeni attuali hanno profonde radici nella storia, e non si possono spiegare se non attraverso il racconto, la via più semplice e agevole per capirli.

 

Quali ad esempio?

Nell'ultimo post abbiamo parlato dell'antagonismo, o della convivenza, di arabi ed europei, di Oriente e Occidente. Ma non dimentichiamo i protestanti, la profonda frattura tra Chiesa romana e luterana che il Duca di Sabbioneta non solo conobbe, ma anche visse, con la zia insidiata dall'Inquisizione e gli ebrei (altra minoranza che emerge con forza) che, sotto l'egida del Duca, avevano aperto un'importante tipografia, ed ora la dovettero chiudere.

Un secolo quindi connotato da questioni religiose.

Non solo. Pensiamo a quando il Duca fu viceré in Navarra. Alle forti rivendicazioni autonomiste che permangono ancora oggi. Ai baschi ad esempio, cui nel libro ho dedicato un approfondimento anche visivo, attraverso stampe d'epoca. O alla Catalogna, dove il Duca conobbe una tematica indipendentista che conosciamo pari pari ai nostri giorni.


In questo modo Lei intende valorizzarlo anche come statista.

Certamente, non avendo patria pensò a creare lui stesso una patria. E come insinuare nei sudditi questo concetto se non attraverso leggi che li inducessero a difendere l'interesse dello Stato, a rispettare un ordinamento, a partecipare alla milizia, a godere di protezione e immunità anche per i delitti da loro commessi in altri Stati? Parliamo di un atteggiamento mentale che, in maniera velata, permane ancora oggi: si pensi al caso dei due marò italiani sotto processo in India, e al tentativo di "salvarli" proprio con un discutibile "rimpatrio".


Il Monferrato, come oggi la Grecia, conobbe il ricatto del debito
Soldati tedeschi (particolare, dal libro)

 


Vi sono dunque punti di contatto tra le due epoche?

Certo. Ma Le dirò di più. Pensiamo alla Grecia moderna, strangolata dal debito. E pensiamo al Monferrato di allora, a lungo dominato da una dinastia per caso di origine greca. Bene: il Duca fu inviato proprio in Monferrato, a stroncare una rivolta della popolazione, ricattata (allora come nel caso di oggi) con la minaccia del debito. Operò, anche allora, ubbidendo a interessi sovrannazionali (la dinastia degli Asburgo, che dominava l'Europa dell'epoca). E si servì (altra curiosità) proprio di soldati tedeschi.


Dunque la tragedia greca di oggi ebbe un precedente nell'Europa del '500?

 Io direi più di un precedente. Ma il caso del Monferrato è emblematico. Il debito pubblico non è un fatto esclusivo di oggi (sotto i papi, ad esempio, permise di costruire mezza Roma). Forse però, piuttosto che di un precedente della Grecia di oggi, è più corretto parlare di un centralismo europeo che, allora come oggi, tende a strangolare gli Stati periferici. E' sempre vero il proverbio: il pesce più grosso mangia il pesce più piccolo.

 

Lei parla di un ruolo del Duca nella politica europea dell'epoca.

Certo. Il suo fu un ruolo determinante. Non dimentichiamo che il Duca fu un grande progettista di fortificazioni. Lo scontro tra mondo cristiano e mondo musulmano, dopo le crociate del Medioevo, si ripresentò con altrettanta veemenza nel 1571, non a caso in Grecia (allora come oggi chiave di volta della politica europea, e mediterranea). Parlo della battaglia di Lepanto.

Ma questa cosa c'entra dal momento che il Duca allora si trovava in Spagna?

Mentre gli sforzi del mondo cattolico erano concentrati a Lepanto, c'era naturalmente, come in tutte le guerre, chi cercava di approfittarne. In questo caso i protestanti, per intenderci inglesi e francesi, che meditavano di aggredire alle spalle la Spagna, passando per la frontiera basca. Le province basche, come tallone d'Achille del blocco cattolico, costituivano un importante tassello degli equilibri politici del tempo.




Un esempio di fortezza ideale del '500
Pamplona, by Michael Newman, Geolocation


E il Duca cosa fece?

Abbiamo detto che era apprezzato come generale, organizzatore di eserciti, stratega e in particolare costruttore di fortificazioni. Fu appunto lui a salvaguardare la difficile frontiera dei Pirenei, organizzando milizie e costruendo fortificazioni. La cittadella di Pamplona, in Navarra, da lui costruita, nel corso della storia non fu mai espugnata. La si può ammirare ancora oggi.

 

Dunque già all'epoca un ingegnere e architetto di rilievo europeo.

Di più: egli fu un urbanista. Quella dell'urbanista è una figura "nuova", che emerge nel Rinascimento, e nasce proprio dall'osservazione, attraverso i ruderi, del passato. Di conseguenza egli replicò nella propria città ideale, sia pure in proporzioni o con materiali minori, monumenti significativi della Spagna come di Roma, alcuni dei quali sono stati identificati e sono riconoscibili nell'iconografia che accompagna la nuova edizione del libro.

domenica 9 giugno 2013

Il duca è tornato a Sabbioneta

 Domenica 19 maggio il libro "Il duca di Sabbioneta" è stato presentato a Sabbioneta nel Teatro Olimpico (il primo del Rinascimento costruito come edificio apposito). Un breve video della presentazione è disponibile qui: http://youtu.be/gduQFUt_HuY


    

Qui il filosofo Mario Nizzoli e il Lago di Nemi sulla via Appia
Il libro nel servizio di Mantova TV
 
 
 E' la prima volta che il biografo di Vespasiano Gonzaga Colonna, del fondatore cioè della Piccola Atene de' Gonzaga, viene invitato a Sabbioneta, città e personaggio al cui studio si dedica da decenni.
 La presentazione del suo libro, la biografia "Il duca di Sabbioneta, guerre e amori di un europeo errante" è stata a cura del critico letterario e storico, prof. Franco Canova, mentre l'attore Alan Beccari ha letto alcuni brani.