La vita di Vespasiano Gonzaga Colonna (1531-1591), figura di "europeo" ante litteram, trascorsa in giro per l'Europa, ci permette di comprendere, attraverso il racconto, tematiche antiche e moderne. Il prof. Franco Canova intervista l'autore.
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La città ideale, anonimo fiorentino del '400 |
Sarzi Amadè, Lei ha dedicato decenni, si può dire una vita di ricerche alla figura del duca di Sabbioneta. Ci può dire in due parole chi fu?
Vespasiano Gonzaga Colonna -questo il suo nome- fu statista, mecenate, condottiero, diplomatico, agente segreto, e trascorse l'esistenza in giro per l'
Europa e per il
Mediterraneo, ossessionato dal sogno di creare una
città ideale.
Ci riuscì?
Fu un sogno tipico del Suo tempo. Non dimentichiamo che fu papa
Pio II (che, fatto poco noto, era un antenato del Gonzaga) a fondare in
Toscana la città di
Pienza. L'attuazione di Sabbioneta, in Lombardia, è dunque un episodio di un'epopea.
Ma allora il duca di Sabbioneta non era lombardo?
Soltanto all'età di diciotto anni si stabilì in
Lombardia, ma vi trascorse solo gli ultimi dodici della sua esistenza (e neppure in modo continuativo), dunque appena un quinto della vita. E solo in questo periodo poté spendersi interamente per attuare la
città ideale. Fino ad allora vi si era dedicato tra un viaggio e l'altro, in modo discontinuo.
Un libro, il Suo, ambientato quindi in tutta Europa.
Sì. Ma non è un romanzo. Sebbene la vicenda sia appassionante (forse più di un romanzo: attenzione, parlo della vicenda, il libro lo giudicheranno i lettori) c'è una ricca bibliografia.
Che cosa rappresenta per il lettore comune, la vita del duca di Sabbioneta?
Essa costituisce una chiave per comprendere, attraverso la battagliera epopea di questo duca un secolo determinante della storia d'
Europa, e attraverso la storia i temi che sottendono alla realtà di oggi.
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Il Duca ebbe un ruolo nell'Europa del '500 |
Cosa rappresentò il sogno di creare una città ideale?
Il sogno di creare una
città ideale accompagnò la vita di molti principi. Questo fu un caso "fortunato". Qui il Duca volle replicare le cose migliori che aveva veduto in giro per il mondo: scorci, edifici; e naturalmente volle dar concretezza a una raccolta di cimeli raccolti nei suoi viaggi oppure acquistati per procura, e così a una biblioteca, a una scuola.
Pensiamo all'accademia da lui fondata.
Non solo. Ma, come avevo evidenziato già nella prima edizione, ottenne il privilegio di nominare dottori in qualsivoglia disciplina riconosciuti in tutte le università d'
Europa. Un evidente riconoscimento al suo ruolo di protettore dei saperi, di vero mecenate.
Quando Lei parlava di cimeli, intendeva dire archeologici?
Certamente. Già nella prima edizione del libro avevo documentato la provenienza di certi reperti romani da uno scavo, possiamo dire, selvaggio, che lui attuò in Spagna: lo scavo di
Carthago Nova, la leggendaria Nuova
Cartagine fondata da Asdrubale in
Europa, e poi considerata non solo nei secoli, ma nei millenni, il porto
mediterraneo per antonomasia.
Quindi un archeologo?
Se vogliamo. Scavi selvaggi ne furono eseguiti a iosa nelle varie epoche e ahimé se ne eseguono ancora oggi. Però avevo così individuato la probabile provenienza di parte dei reperti romani di Sabbioneta. Potrebbe essere il caso ad esempio della statua di
Pallade che si trova tuttora sulla piazza dov'era il
castello.
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La statua di Minerva a Sabbioneta
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Lei ha ricordato Asdrubale, dunque un africano in Europa. Un altro tema toccato dal Suo libro.
Il Cinquecento fu un'epoca in cui emerse con forza il tema dei
nordafricani in Europa. Pensiamo alle masse
arabe presenti in Spagna, al loro desiderio di riscatto, ai problemi diciamo di ordine pubblico. Il Duca, nei suoi viaggi in Spagna, ne fu profondamente coinvolto.
L'antagonismo tra cristiani e islamici del resto riguardò anche altri Gonzaga...
Pensiamo a quando il Duca era bambino e i
pirati cercarono di rapirne la zia Giulia. Ma anche agli ordinari rapimenti di
cristiani da parte degli algerini che facevano mercato di schiavi sulla piazza di
Algeri, come documenta una straordinaria stampa d'epoca che ora è una delle centinaia che illustrano il libro.
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Schiavo cristiano al mercato di Algeri |
E' l'antica rivalità tra Oriente e Occidente.
Siamo però obbiettivi. Anche i
cristiani, gli europei per intenderci, ne hanno fatte di cotte e di crude. Pensiamo alle condizioni in cui costringevano gli
arabi in Spagna, un aspetto che il libro evidenzia, e che emerge con forza nell'
Europa di oggi. Ciò che vediamo ai nostri giorni nelle
banlieue francesi non è in sostanza molto diverso da ciò che accadeva nel '500 nella Spagna mediterranea.