La ricerca storica, d'archivio costituisce per Luca Sarzi Amadè una vocazione fin dall'età di undici anni. Da allora non è mai cessato il suo interesse per il Duca di Sabbioneta. L'Autore si racconta allo storico Franco Canova.
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Franco Canova con Luca Sarzi Amadè nel Teatro Olimpico |
Sarzi Amadè, come è nato il Suo amore per Vespasiano Gonzaga?
Tutto cominciò da bambino, con la curiosità di conoscere i miei
antenati. Il nonno di mio nonno era nato a Sabbioneta. Cominciai a indagare le mie
radici a undici anni, allargando via via il campo negli anni seguenti. Allora non esisteva una moderna
biografia di Vespasiano Gonzaga, e del personaggio come della sua città si sapeva poco, e spesso erano notizie errate.
Ad esempio?
Perfino i testi dell'epoca ignoravano quanti fossero i
conventi di Sabbioneta (in una realtà pur profondamente
cattolica). Il mio primo libro fu appunto "I conventi di Sabbioneta e la vita di Nicolao Dondo" (un cronista locale del '500), un centinaio di pagine, edito nel 1982, per restituire un piccolo pezzo di
storia ecclesiastica e locale.
Ci racconta qualcosa di questo Suo primo lavoro?
Durante un viaggio di ricerca a
Roma (tutto a mie spese) rinvenni una testimonianza manoscritta dell'epoca secondo cui il Duca aveva eretto la chiesa dell'
Incoronata copiandola pari pari dall'omonima esistente a Lodi (che è della scuola di
Bramante). E anche il disegno settecentesco che raffigura l'aspetto originale del
santuario, e del
convento, della
Vergine Loretana che il Duca fece erigere a Vigoreto, un sobborgo di Sabbioneta (e di cui frattanto era stata dimenticata perfino l'esatta dedicazione originaria). Nell'opuscolo pubblicai così anche il
disegno, che ora è una delle oltre 350 illustrazioni dell'
editio maior de Il duca di Sabbioneta.
Fu questo il Suo unico libro su Sabbioneta?
No. Tre anni dopo -quindi nel 1985- con grande fatica, riuscii a pubblicare un estratto di un mio libro più ampio, tuttora inedito, nell'ambito di un volume strenna della
Cariplo (la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde), "Sabbioneta una stella e una pianura", scritto a più mani (con Alberto
Cavallari, allora direttore del
Corriere della Sera, e altri studiosi, tra cui Rosalba
Tardito e il prof. Paolo Carpeggiani). Il mio saggio si intitolava "Alla scoperta di Sabbioneta" e condensava il risultato di anni di
ricerche.
Quali le caratteristiche del Suo saggio del 1985?
Esso smentiva che l'idea della nuova Sabbioneta spettasse a Vespasiano Gonzaga, come era stato creduto fino ad allora. Documentava infatti le opere intraprese già dal nonno di Vespasiano, Lodovico, per dar vita a una
città ideale, cosa che però i mezzi limitati non gli avevano permesso di concretare. Il saggio anticipava così di alcuni decenni un programma edilizio che si credeva avviato dopo la metà del
'500.
Era questo l'unico elemento di novità di questa Sua seconda opera?
No. Infatti nei lunghi anni di ricerche svolte presso
l'archivio di Stato di Mantova, avevo rinvenuto molti altri documenti, elencati nel saggio.
Ci può raccontare un episodio delle Sue ricerche?
Fu per me emozionante, trent'anni fa, rinvenire gli inventari del
palazzo Ducale di Sabbioneta, stilati nel 1686 e nel 1689, quindi quasi un secolo dopo la morte del Duca, ma nei quali apparivano molti dettagli dell'arredamento riconducibili al
Duca stesso. Fu così possibile restituire ad alcuni ambienti i nomi originali in luogo di quelli, fittizi, allora in uso.
Il Suo saggio permise dunque di fare giustizia di nomi fasulli e di documentare in parte l'aspetto originario degli ambienti. E' così?
Fu possibile ad esempio acclarare che la cosiddetta sala del
Trono (com'era stata denominata), al primo piano del palazzo, in realtà si chiamava in origine sala degli
Imperatori. Essa prendeva infatti nome da ritratti di imperatori, effigiati su tele oggi del tutto scomparse. Di questi, come anche dell'originaria tappezzeria di cuoio, descritta nel
documento, era scomparsa ogni traccia. In seguito alla pubblicazione del saggio, la sala riacquistò il nome originale, da me proposto, e che è quello in uso oggi. Un dettaglio del soffitto della sala si trova riprodotto sulla copertina del libro, appunto"Sabbioneta, una stella e una pianura".
A Sabbioneta si trova anche la ben nota Galleria degli Antichi, la terza nel suo genere al mondo per dimensioni, dopo quella Vaticana e gli Uffizi. Lei formulò su di essa un'ipotesi affascinante.
Sempre nel mio saggio del 1985 evidenziai la netta somiglianza tra questa e
l'acquedotto romano di Segovia, considerata nel
'500 una delle tre meraviglie di Spagna. Il Duca, durante i suoi soggiorni a
Segovia, non poté non rimanerne conquistato, infatuato com'era della
storia romana. Poiché, come si è visto per l'Incoronata, egli volle replicare a Sabbioneta ciò che di bello aveva visto altrove, è chiaro che anche il massimo monumento romano della Spagna non poteva sottrarvisi.
I Suoi studi su Sabbioneta hanno anche permesso di riconoscere l'ubicazione di edifici chiave della città ideale di Vespasiano Gonzaga.
Sempre il saggio del 1985 permise di identificare ad esempio il
Palazzo della Ragione, tra gli edifici che fronteggiano la chiesa parrocchiale, al civico 20 di oggi. Ciononostante continuo a notare pubblicazioni che assegnano questo nome a un altro isolato, quello cioè che fronteggia invece il
palazzo Ducale, e che mai assolse funzioni pubbliche.
Soltanto edifici della città ideale?
Lo stesso saggio permise di ricostruire l'originario assetto della
Grangia, una villeggiatura agreste, situata a circa un chilometro da Sabbioneta. Infatti due inventari, uno del 1600, l'altro del 1602, abbastanza fededegni perché posteriori di appena un decennio alla morte del Duca, descrivono minuziosamente la proprietà, col
giardino, le fontane, i padiglioni. Ricordo ancora quando, trent'anni fa, aprii i pacchi contenenti i
rogiti: erano stati incartati nell'800 e si trovavano ancora accatastati nel palazzo del Podestà di Mantova. La prof. Adele Bellù, allora direttrice dell'
archivio di Stato, me li mise a disposizione a mano a mano che venivano trasferiti nell'attuale sede, allora da lei diretta. Per un giovane studioso è inebriante essere il primo, dopo secoli, a toccare un documento, che poi altri ripresero senza ricordare la mia precedenza. Spesso la ricerca anche di un solo
documento, richiede anni e anni di pazienti ricerche.
MOLTO BRAVO
RispondiEliminaHO CONOSCIUTO IL PROF. CANOVA IN ASMN
HO DIVERSI SUOI LIBRI
GENTILE SIG.SARZI SA DARMI NOTIZIE DI FIRMINA SARZI N.1853 CHE SPOSO' NEL 1873 CARLO VOLTA E DI LORO FIGLIO IL SACERDOTE DON ANDREA N.30-11-1886 E DELLA FAMIGLIA PENASA RESIDENTE IN SABBIONETA TRA FINE 1800 ED INIZIO 1900 ?
GRAZIE BUON NATALE
Per questo genere di messaggi La prego di scrivermi alla mail personale ilducadisabbioneta@gmail.com Grazie.
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