Il Duca di Sabbioneta convisse col tema della morte, caro a poeti e guerrieri del suo tempo; la sua figura ispirò Torquato Tasso e William Shakespeare. Prosegue l'intervista del critico letterario Franco Canova all'Autore.
Il cranio di Vespasiano Gonzaga reca le tracce della sifilide |
Sarzi Amadè, parliamo del tema della morte. Esso accompagnò il protagonista del Suo libro per tutta la vita. Ci spiega perché?
Il tema della morte ha sempre dominato l'immaginario umano. Per millenni fu naturale veder morire i propri fratelli, i propri compagni, i propri figli, magari nel corso di malattie, di guerre, di calamità. Il Duca di Sabbioneta, rimasto vedovo per la seconda volta, contrasse la sifilide, probabilmente in Spagna. Questa malattia, subdola e ai tempi ancora poco conosciuta, subì una recrudescenza dopo la conquista del Nuovo Mondo. I soldati spagnoli avevano estrema facilità a stuprare le donne degli indios, e al ritorno in patria frequentavano i bordelli, che si trasformavano così in focolai della malattia. Non dimentichiamo che anche Rodolfo II trascorse molti anni in Spagna, e che anche lui contrasse la malattia.
Fu questa la ragione che accostò il Duca di Sabbioneta all'idea della morte?
Certamente no. Anche da giovane infatti si trovò più volte in punto di morte. Ma, da buon militare, egli aveva con essa un rapporto spartano. Come avrebbe potuto altrimenti guidare i propri uomini in quelle carneficine che erano allora le battaglie? Pensiamo a quando, sotto le mura di Ostia, esaurite le munizioni, si lanciò con la sola spada e lo scudo all'assalto delle fortificazioni, e una palla d'archibugio lo solcò tra la bocca e il naso.
Un gesto eroico dunque.
Non il solo della sua vita, però.
Un personaggio del genere doveva fare colpo sulle donne.
Il Duca di Sabbioneta fu certamente connotato da una forte virilità. Ricordiamo il testimone che, vedendolo nudo, ancora bambino, notò che aveva tre testicoli. Questa è ora una delle "chicche" della nuova edizione. Ma...attenzione: il Duca non aveva certo un carattere morbido.
A cosa allude?
Pensiamo alla scomparsa della prima moglie. Di lei si perse ogni traccia. Secondo un cortigiano dell'epoca pare l'avesse uccisa il marito stesso perché convinto che l'avesse tradito. Tuttavia a questa "ombra" si affianca una certezza: il Duca voleva a tutti i costi dei figli, che la moglie, dopo un aborto, probabilmente non era in grado di dargli. E di fatti non gli diede.
William Shakespeare |
In quanto morì...
Ma non fu una morte chiara. Infatti il Duca la cancellò dalla propria vita. La donna non trovò posto nel mausoleo che egli fece poi costruire per sé e la propria famiglia, e ad oggi non conosciamo alcuna immagine, alcuna testimonianza artistica, o poetica, che la ricordi.
Ha parlato di poeti. Che rapporto ebbe il Duca con loro?
Il Duca di Sabbioneta fu profondamente incline alla poesia e ai temi della lingua. Pensiamo alle conversazioni letterarie svoltesi nel corso della sua "dittatura" a Casale Monferrato. In una di queste si affronta tra l'altro proprio il tema del tradimento, dell'uomo che può tradire la donna, e della donna che deve riconquistare l'affetto perduto del marito. Ma anche della donna che, tradendo il marito, viene meno al suo dovere di subordinazione. Esse offrirono spunto a Stefano Guazzo, un letterato "alla moda" diremmo oggi, per i suoi "dialoghi" nello stile del tempo. Questi, tradotti perfino in inglese, pare influenzassero poi William Shakespeare in importanti scelte drammaturgiche.
Il Duca di Sabbioneta dunque influenzò Shakespeare?
Non solo. Pensiamo anche alle poesie che un altro poeta dell'epoca gli dedicò, Torquato Tasso, che, si sa, contribuì notevolmente all'affermazione del toscano come lingua comune a tutt'Italia, e in particolare del lessico che usiamo ancora oggi.
Anche Torquato Tasso dunque.
Nella prima edizione del libro avevo proposto alcuni sonetti del Duca di Sabbioneta, relativi a episodi e circostanze della sua vita. Nella nuova edizione ho voluto proporre anche alcuni sonetti che viceversa il Tasso dedicò al Gonzaga, al quale l'autore della Gerusalemme Liberata esprimeva la propria ammirazione proprio per le doti liriche.