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domenica 14 settembre 2014

Suor Maria Elena Ascoli consiglia "Il Duca di Sabbioneta"

 Suor Maria Elena Ascoli, teologa e medievalista, nel corso della presentazione svoltasi a Macherio, ha commentato ampiamente il libro. "E' scritto molto bene -ha detto- Vi invito veramente a leggerlo e a diffonderlo perché ne vale la pena".



La relatrice ha più volte ricordato I Promessi Sposi
Suor Maria Elena Ascoli con l'Autore del libro


 La conversazione che ha avuto luogo in primavera a Macherio, in Brianza (a NE di Milano), è ora visibile, in un filmato amatoriale, anche su Youtube ( cliccare qui ) sul canale dell'Associazione LiberoLibro. L'incontro, voluto con entusiasmo e semplicità dai giovani attivisti del sodalizio (che l'hanno reso disponibile in rete), ha avuto, nonostante il contesto "casalingo", una conduttrice d'eccezione, nella persona della suora domenicana, esperta medievista, e nota studiosa di S. Caterina, che ha saputo, con le sue doti di oratrice, tener desta per oltre un'ora l'attenzione di una platea poco più che ventenne.
 "Già il primissimo, ma seriamente grande pregio di questo libro, che va veramente fatto conoscere, -ha introdotto la religiosa (nel filmato)- è che è di un livello storico unico...E' un libro di storia che appassiona gli storici (questo è fuori di dubbio)...è un libro che può appassionare anche...chi non è tanto portato...per la storia. Perché è intercalato con dei passi di un grande valore poetico".
 L'oratrice ne ha citati alcuni, che eviscerano i legami tra l'Europa di ieri e l'Europa di oggi, e sottolineano l'importanza dei valori umanistici; ad esempio, rivolgendosi all'Autore, ha affermato: "Lei ci regala  una pagina bellissima su cos'era il Toson d'Oro (onorificenza conferita nel 1585 al Protagonista del libro, n.d.r.). Andatela a leggere...: è una pagina mitologica, splendida. E a quei tempi ricevere il Toson d'Oro era il massimo del riconoscimento".


La mitologia aveva anche una funzione politica.



 "Ed ecco che lo storico tante volte diventa un letterato classico, sapiente come il suo Duca, per cui sa intercalare queste pagine con riferimenti alla mitologia, con riferimenti ai tratti poetici dei paesaggi, e...per me in quei momenti è come respirare un attimo l'ossigeno dopo una catena alquanto laboriosa di intrighi, di matrimoni, falliti o non falliti, di sparizioni di mogli, non si sa bene se morte o uccise, ma faceva poca differenza (morte erano: era quello l'importante), di figli che non erano come si doveva,...però però -e questo emerge tantissimo dal libro- (il Protagonista, n.d.r.) sapeva creare cose belle".
 Nel corso dell'incontro varie voci si sono alternate nella lettura di brani.
 "A volte io ho ripensato ai Promessi Sposi -ha poi commentato la religiosa- I Promessi Sposi non sono un libro di storia, ma sappiamo che ha un'ossatura, una linea storica bella, poetica, siamo un secolo dopo. Ma questo spaziare di Sarzi Amadè nel brano...appena letto, che con ansia ci fa partecipi di queste navi, di questo raggrupparsi, riunirsi dell'Europa per vincere i mori, ha la stessa ampiezza di alcuni momenti del romanzo di Alessandro Manzoni. Sarà la pianura lombarda che ispira gli scrittori ad ampiezze grandi e a paesaggi nuovi, non c'è dubbio, ma quello che vorrei sottolineare...è lo scavo anche psicologico. Quando noi prendiamo un libro di storia qualunque...a noi interessano i fatti storici. Se poi Giulio Cesare fosse calvo o no, fosse epilettico (come dicono adesso gli storici) oppure no, tutto sommato ci interessa poco. Ci interessa il De Bello Gallico. In questo modo abbiamo una storia fredda. Non che...(a meno di essere appassionati di latino)...vi portereste al mare il De Bello Gallico! Il libro di Sarzi Amadè invece lo portate anche al mare. ...Perché? ...perché avete dei momenti di gran respiro e appassionanti...perché c'è una tecnica, voluta o no, non lo so...(fatto sta che, n.d.r.) nel libro di Sarzi Amadè noi troviamo una tecnica: di colpo il (piccolo, giovane, o ormai anziano) duca Vespasiano sparisce. Ma come sparisce? Ma se è Lui il personaggio del libro! Eh...lo so, ma ci sono tanti altri personaggi sullo scenario storico!...E' la capacità di farci viaggiare. Perché con questo libro si viaggia".
 "Quindi vi invito ad avere un atlante vicino, a meno che voi siate ferrati in geografia, ...vi troverete in Spagna, vi troverete a Cartagena, vi troverete a Praga,...Napoli, Milano,... in Francia. ...Ed è questa la bellezza di questo libro: che mentre lo leggete tutto vi sembra molto facile, evidente. Poi mettete tutte le cose insieme e dite: mamma mia, ha dipanato un groviglio di avvenimenti e ce li presenta in un unico tempo, come una pinacoteca, per cui giriamo e visitiamo. Perché non dimentichiamo che contemporaneo a questo tempo è Martin Lutero, gli eretici, è il Concilio di Trento, Carlo Borromeo, cugino di un certo Federico Borromeo (vi ricordate? quello dei Promessi Sposi). Cioè ritroviamo le radici culturali...italiane, ...europee".
 L'oratrice si è soffermata sul concetto di Europa unita, che non è certo una novità del terzo millennio: esso traspare già nel '500 proprio dalle pagine del libro.
 "Ma... quale Europa? -ha chiesto la religiosa, rivolgendosi all'Autore- Ebbene leggendo questo libro io mi sono chiesta tante volte: quale Europa? Mi dica, quale Europa voleva il nostro Duca?"



L'Europa descritta nel libro era accentrata nelle mani degli Asburgo.


 "Il Duca -risponde l'Autore- era al servizio di un'Europa asburgocentrica, nel senso che l'Europa del periodo ... si trova unita nelle mani degli Asburgo. Quindi troviamo il Duca che fa grandi cose nella diplomazia, nella politica, nella guerra, però sempre...come satellite degli Asburgo, di questo grande potere centrale che si ha in Europa. Si vede ad esempio quando reprime la popolazione del Monferrato, e si adopera per strangolare ... le antiche libertà di questo marchesato autonomo, con il pretesto del ricatto del debito (come accade oggi in Grecia, n.d.r.), servendosi di soldati tedeschi per farne una colonia di questa grande Europa, dove i Gonzaga, eredi di una dinastia di origine greca che aveva governato a lungo il Monferrato, sono un braccio degli Asburgo".
 "Quindi -riprende suor Elena- un'Europa che nasce dal confronto, dal braccio di ferro verrebbe da dire, tra questi grandi colossi -gli Asburgo, cioè la Spagna, l'impero dove non tramonterà mai il sole, perché ormai le Americhe sono state scoperte- (e dall'altro lato, la Francia, l'Inghilterra, n.d.r.) .... Infatti quell'Hernan Cortés (che troviamo nel libro, n d.r.) morirà... oltre mare. Quindi un'Europa che comincia a rendersi conto che ...il problema economico, ieri, oggi, domani, è... l'ago della bilancia delle grandi scelte politiche... (giuste o sbagliate: non è la sede di discuterne)...".
 "... detto questo, un'Europa che è decentrata, un'Europa che è costretta a fare i conti con un mondo nuovo, con culture nuove: Incas, Aztechi and company;... ed è quello che stiamo vivendo un po' oggi. Non viviamo forse in un'Europa che, volente o nolente, deve fare i conti con la Cina? (l'Europa, n.d.r.) non fa più i conti con gli Stati Uniti -mi dispiace: questa è storia, non è politica- deve fare i conti dal punto di vista religioso, come al tempo del Duca, con l'Islam, con i mori, che non vengono più con le galere e con i loro pirati (tra l'altro sovvenzionati dall'Inghilterra: niente di nuovo sotto il sole) ...però li sentiamo pressanti alle nostre porte...Io vivo in una città, Perugia, con tanto di università per stranieri, la più antica d'Europa (1921) dove c'è il 50%  di cinesi, il 40% del mondo arabo, e il 10% di tante altre cose...Nel mio quartiere si parla arabo. Se io volessi mettermi alla scuola imparerei forse anche l'arabo. Ma per dire: che io lo voglia o no, con questo mondo ci devo fare i conti. Ecco il dramma europeo vissuto intensamente dai personaggi di questo libro".
 "..."


Nel libro ritroviamo l'atavico conflitto Africa-Europa.


 Suor Elena ha poi posto l'accento sul sentimento di "patria" che caratterizza il Protagonista, e di conseguenza il racconto della Sua vita.
 "Nonostante le grandi sofferenze del popolo -sia per la fame, sia perché lavoravano senza essere pagati, sia perché c'erano le pesti-...quando poi si trattava di inaugurare un nuovo palazzo, o rivedere il signore dopo 10 anni di Spagna... tutti sono in festa.  E mi sono detta: ecco il cuore dell'Italia e dell'Europa: saper veramente cogliere quel carpe diem oraziano che non vuol dire "Adesso, e poi chissà come sarà", ma saper cogliere quel momento, che è  il momento della festa, della grazia -in cui anche il signore più tirchio diventa magnanimo- e della bellezza. Ci sono descrizioni molto belle di quando gli armigeri, a seconda dei loro ruoli, ...passano: chi è vestito di rosso, chi è vestito di verde, chi è vestito di giallo. Anche lì c'è una parte di scrittore talmente valida che uno ha l'impressione...(di avere l'intera scena, n.d.r.) davanti...e viene voglia di andare a studiare quel periodo. Adesso io so che andrò a rivedermelo".
  "Non dimentichiamo che sono i tempi di Torquato Tasso, sono gli anni in cui Torquato Tasso è in una cella di manicomio, per...anni c'è stato. Sono i tempi di Tiziano: è tutto quel secolo che in genere noi vediamo nella storia dell'arte, nella storia della musica. Ma dimentichiamo il retroscena di tutto questo. E il libro ci porta proprio a questo!".
 "...".
 "Credo che sia molto educativo questo libro di Sarzi Amadè, perché ci obbliga (oggi...siamo tutti un po' pigri),... ci obbliga a dire: ma... mi evoca qualche cosa... mi evoca qualche cosa...  Ci interroga non solo sui messaggi che sono lanciati tra le righe, o in modo esplicito, ma ci interroga sulla nascita, sulle nostre radici, ...E' un libro di memoria, dove la memoria è qualcosa di vivo, che mi dà identità. Se io non so da dove vengo non ho identità...Ecco, allora noi siamo invitati con questo libro a ritrovare la nostra identità storico-politica-religiosa. E' il tempo di un papa, Pio V, un papa domenicano (come l'oratrice, n.d.r.) per cui il papa è vestito di bianco (piccola curiosità)...E' il tempo, dicevo, di Carlo Borromeo, ma è il tempo anche anche delle lotte luterane eccetera".
  "...E' un lavoro veramente grande. E' un libro da far conoscere ai professori dell'università. ...Vi invito veramente a leggerlo e a diffonderlo perché ne vale davvero la pena".