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Piccola Atene o Piccola Roma?

Vespasiano Gonzaga è noto come fondatore, al culmine del Rinascimento, di una città ideale: Sabbioneta. Questa è ormai identificata con l'attributo di "Piccola Atene" che però oggi alcuni studiosi contestano. Lo storico Franco Canova ne discute con l'Autore del libro. 

 

 
La città ideale di Piero della Francesca




Sarzi Amadè, nel Suo libro Lei si ostina a definire Sabbioneta una "Piccola Atene". Ma alcuni studiosi dicono che ciò è sbagliato: Lei dovrebbe chiamarla "Piccola Roma".

 La trovo una discussione scolastica, vale a dire di forma più che di sostanza. Chi proprio fosse interessato (gli altri si annoieranno), ha però diritto a una risposta.

Quali sono allora i termini della diàtriba?

Semplice. Da almeno un secolo Sabbioneta è nota nel mondo come "Piccola Atene de' Gonzaga". Cioè da quando Charles Yriarte, il grande viaggiatore e critico d'arte francese che da giornalista descrisse pagine memorabili del nostro Risorgimento, dedicò una felice serie di articoli  a Sabbioneta, definendola La Petite Athènes. Era lo scorcio dell'800. Solo da un paio di decenni qualcuno, forse per passare alla storia, propone con insistenza di chiamarla invece "Piccola Roma". E pretende che gli altri si adeguino.

Perché Yriarte definì Sabbioneta Piccola Atene?

 

L'idea in realtà non fu di Yriarte. Lui stesso, poco prima di morire (di una grave malattia), così scrisse, nel marzo 1898, sulla rivista Gazette des beaux-arts : "In realtà questo nome di Piccola Atene, imposto da dei cronisti che scrivevano la storia sotto l'occhio del principe, soffre l'esagerazione abituale dei panegiristi". L'epiteto è dunque precedente il grande critico francese, che tuttavia non ne documentò l'origine. Anzi Sabbioneta viene definita Piccola Atene già nel 1836, quando Yriarte aveva tre anni, sul periodico Biblioteca Italiana. Spesso si dà la colpa ad Antonio Racheli di avere inventato stupidaggini su Sabbioneta. Ma anche Racheli pubblicò più tardi, cioè 13 anni dopo.




L'arte e la scienza sono nate nell'età classica
I Propilei dell'Acropoli di Atene (a sinistra, la Pinacoteca).




Ma allora?

La cosa che conta è che l'epiteto ha avuto fortuna. E il motivo c'è: Sabbioneta era una città Stato (caratteristica propria del mondo greco, non romano). Il Duca di Sabbioneta fu anzitutto uno statista, un collezionista di arte, ma anche di libri, un mecenate che patrocinò gli studi, i saperi, fondando un'accademia e un teatro. Tutti concetti trasmessi a noi dalla Grecia. Pensiamo alla sua collezione di quadri.

La pinacoteca.

Certo. Pinacoteca è vocabolo e concetto greco. Pensiamo a Platone, alla scuola di Atene. Non dimentichiamo che proprio sull'Acropoli di Atene, già ai tempi del grande filosofo, esisteva appunto una pinacoteca, accessibile già allora a chiunque. Oggi ne rimangono le rovine. E non è forse greco anche il concetto di scuola di pittura, che il Duca aveva promosso nella sua città?


L'accademia di Platone, considerata la radice del sapere
Platone (con la barba) discute con Aristotele nella Scuola di Atene






Dunque l'eredità della Grecia è presente.

 Il concetto di Piccola Atene enfatizza proprio questo. Il collezionismo nasce in seno all'ellenismo. Greca è la stessa parola museo, così come la parola biblioteca, greco il concetto di accademia (tanto alacremente propugnato dal Gonzaga, non solo simbolicamente, in una delle sue istituzioni). Non a caso uno dei più grandi affreschi del Rinascimento raffigura la Scuola di Atene, proprio in quanto radice dell'intero pensiero occidentale. Si trova, come noto, in Vaticano, dove ornava una sala dell'abitazione di papa Giulio II, probabilmente la biblioteca. E per scuola di Atene si intende appunto la scuola di Platone, la prima che assunse il nome Accademia. Non è quindi a sproposito che la città fondata all'insegna di Collezionismo, anche di libri, e Studio,  possa meritare l'epiteto, forse postumo, di "Piccola Atene de' Gonzaga". Ma c'è anche un motivo ancor più evidente.

Che cosa?

 Ma, santo cielo, il teatro. Il Duca volle, proprio a Sabbioneta, un teatro secondo i canoni classici (e dunque di matrice greca), oggi considerato, dopo la parentesi medievale, il primo al mondo concepito come edificio autonomo. Un teatro coperto, un "odeon", tutte parole greche, come "commedia", "tragedia", "episodio", "scena", "coro"...Come è possibile, oggi, misconoscere tutto ciò?

Lei ha parlato di saperi a Sabbioneta. Ma all'epoca le università erano nelle città importanti.

 Vede, già nella prima edizione del libro, nel lontano 1990, avevo valorizzato un documento che nessuno studioso del soggetto, fino ad allora, aveva intercettato. Quel documento dimostrava che l'imperatore Rodolfo II permise al nostro Duca di conferire titoli di studio fino al dottorato, riconosciuti nelle maggiori università d'Europa. Sappiamo che, pochi anni dopo, il Duca morì, e quindi il "grande" inizio non ebbe un seguito. Ma anche questo dettaglio, emerso quando ormai Sabbioneta era identificata come Piccola Atene dei Gonzaga, non fa che ribadire il concetto. Come si può negare l'ascendenza greca dei valori umanistici?





L'odeon di Sabbioneta replica lo schema del teatro greco
L' Odeon di Erode Attico ad Atene, distrutto dai barbari




Per quale motivo invece Sabbioneta dovrebbe essere chiamata Piccola Roma?

 Il concetto di Piccola Roma viceversa enfatizza il modello romano. E' chiaro che il Gonzaga si ispirò a Roma, all'impianto viario delle città romane, con cardo, decumano, e foro. E non solo. Nella nuova edizione del libro propongo immagini che parlano da sole: egli ispirò al Campidoglio la propria piazza Ducale, al Marc'Aurelio capitolino la propria statua di bronzo, agli archi trionfali, di Settimio Severo e di Druso (come nel libro ho cercato di evidenziare, per la prima volta, ancora attraverso immagini d'epoca) le due porte d'ingresso della propria città, ribadiamo, "ideale" perché ispirata a quel mondo classico che tuttavia senza la Grecia non sarebbe mai esistito.

Però il filosofo Mario Nizzoli, quando, nel 1562, inaugurò proprio l'accademia di Sabbioneta, definì la neonata città "Nova Roma"; e non "Piccola Atene".

 E' vero. Si tratta tuttavia di una parola sola, inserita in un discorso celebrativo che, secondo l'uso, esaltava il principe del luogo, identificandolo in Romolo. Ma in tutta sincerità, ve li immaginate un Romolo, un Cincinnato, o un Catone intenti a collezionare statue, libri e pitture? E' vero che citazioni e allusioni a Roma non mancano nella "città ideale". Ma non ha senso opporle alle reminiscenze greche. Infatti l'epiteto di "Nova Roma" non prese mai piede, ed è stato proposto con insistenza solo 430 anni più tardi. Vi basta? Non è colpa mia se la colonna innalzata dal Duca al centro della città da Lui voluta, reca una statua che altri hanno frattanto stabilito essere greca, a mo' di Palladio, altro concetto squisitamente greco.
 

 Ma allora cosa spingerebbe alcuni studiosi a insistere tanto nel criticarLa?

Forse il semplice fatto che la storiografia richiede lunghi anni di ricerca. Inoltre essa espone a tutti i rischi del caso, non ultimo quello di sbagliare (nessuno storiografo può sottrarvisi). Discutere di una singola questione, per giunta formale, espone a ben ridotti rischi di errore, e permette un riverbero mediatico maggiore, se opportunamente gestita.



Platone tra i maggiori filosofi greci
La Scuola di Atene di Raffaello, in Vaticano.
 

E' questo il motivo?

Il motivo non è quasi mai uno solo. Non vorrei che la tesi si diffondesse sul solco di un sentimento nazionalista, o xenofobo, non troppo strisciante. Roma è in Italia, Atene no, e per giunta è più a sud. Ma, se l'opinione è sacrosanta, la diatriba in questo caso è sterile.

Perché sterile?

 Dovremmo dunque chiamare Bologna la Dotta anziché la Grassa? oppure la Fosca Turrita anziché la Rossa? I soprannomi delle città possono convivere, ma si consolidano solo con l'uso protratto nei secoli, altrimenti decadono.


Allora qual è la Sua opinione? che bisogna chiamare Sabbioneta "Piccola Atene"?

 A mio parere i due epiteti sono entrambi appropriati, ma l'uso finora ha premiato il primo, non il secondo. Ogni scelta degli individui si deve al gusto personale dei medesimi, ma è l'uso collettivo a sancirne, col tempo, il successo.

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