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Il biografo lavora sui documenti dell'epoca

Sarzi Amadè, stimolato dalle domande del prof. Franco Canova, ci parla ora del suo metodo di lavoro: costanza nella ricerca (che spesso dura interi anni), cautela nella decifrazione, prudenza nell'interpretazione (che è la facoltà più fallace che ci sia).




Soldati nella città ideale
Dal libro "Il duca di Sabbioneta" di Luca Sarzi Amadè





Sarzi Amadè, la nuova edizione del Suo libro Il duca di Sabbioneta si avvale ancora una volta di documenti inediti.

Certo. Essi permettono di riscrivere interi episodi.


Ci può raccontare di uno di questi?

Uno degli episodi più divertenti è quello del processo di Parma del 1565. All'archivio di Stato di Parma ci sono ben due faldoni dedicati al processo che coinvolse il futuro Duca di Sabbioneta.

Di cosa si tratta?

Sono centinaia di pagine manoscritte, in sostanza verbali di un processo di interesse apparentemente locale. Tra i molti testimoni però vi erano personalità, come il giurista Nicolò Gallina, all'epoca di fama continentale, o il capitano della guardia pontificia. Emergono così dettagli finora sconosciuti sulla vita del Protagonista. Ad esempio la sua prima residenza a Napoli, del tutto separata da quella della zia, e il suo primo incontro, da bambino, con l'imperatore Carlo V, finora ignorato.




Il duca di Sabbioneta, generale, statista, poeta, agente segreto


La Sua ricerca ha permesso di conoscere perfino singolari dettagli anatomici.

Sì. Un teste, che vide il futuro duca di Sabbioneta nudo, da piccolo, riferisce che questi aveva tre testicoli. Altri testimoni descrivono dettagli somatici, e perfino malattie peculiari di vari Gonzaga finora sconosciute.


Qualche esempio?

Ora, grazie a questo manoscritto, sappiamo che il padre di Vespasiano, Rodomonte, era butterato in volto. Ciò significa che manifestava macchie simili a quelle lasciate dal vaiolo. Il nonno invece, l'intraprendente marchese Lodovico, era tormentato dall'epilessia. Ciò (con molti altri dettagli) permette ora di riscrivere con maggior realismo la loro vita. Vari testimoni tratteggiano poi l'aspetto di altri Gonzaga, come il primo duca di Mantova, Federico, piuttosto piccolo di statura, nonostante l'acconciatura enfatica.



La patria, lo Stato, la città ideale richiedono ordine politico


Perché giudica "divertente" il rinvenimento dei due faldoni?

Proprio perché i faldoni erano facilmente reperibili all'archivio di Stato di Parma. Io li esaminai la prima volta, poco dopo la prima edizione del mio libro, vent'anni fa. E' curioso come in tutto questo tempo non siano stati oggetto di alcuna pubblicazione.

Ma allora perché Lei ha atteso vent'anni per rivelare tutto ciò?

Perché a me non era mai stata data la possibilità di pubblicare su tematiche del genere. Così soltanto ora, con la nuova edizione del libro, a cura di Mimesis Edizioni, ho potuto pubblicarne uno stralcio in appendice.


I documenti da Lei studiati sono di facile comprensione?

Alla normale difficoltà di lettura si aggiunge quella, spesso sottovalutata, dell'interpretazione. Spesso i testimoni si contraddicono tra di loro, oppure contraddicono altri documenti dell'epoca. Ciò richiede, anche per interpretarne brevi passaggi, un accurato lavoro interpretativo.

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